

Accorsi, ci s'interroga sempre sul mestiere di genitori
De Matteo, regista di Una figlia: certo ho pensato ad Erika
Andare in galera a sedici anni per omicidio come capita a Sofia (Ginevra Francesconi) non è facile ed è ancora più difficile per Pietro (Stefano Accorsi), padre della ragazza che deve rivedere tutto il suo modo di essere genitore. Questo il drama-thriller familiare proposto da Ivano De Matteo in 'Una figlia', già al Bif&st 2025 e ora in sala dal 24 aprile con 01. Pietro è un agente immobiliare di mezza età con un grande dolore alle spalle, ovvero la recente morte dell'amata moglie. La sua colpa? Quella forse di volersi rifare una nuova vita con Chiara (Thony), ex infermiera della moglie malata. Per lui sarà vera tragedia grazie a una figlia che quasi non riconosce più, diviso com'è tra rabbia e paternità. "Immedesimarsi in queste situazioni è importante - dice Accorsi che ha ben quattro figli, due con Latitia Casta e altrettanti con Bianca Vitali -, ma dire poi come potremmo reagire lo si scopre solo poi, come capita quando ci si trova di fronte a questioni di vita o di morte. La mia è una famiglia allargata - continua - dove ci sono sempre delle problematiche che bisogna affrontare di volta in volta". Il tema della genitorialità in contesti difficili è, tra l'altro, al centro del dibattito in questo periodo, grazie al clamore suscitato dalla serie Netflix Adolescence. Dice l'attore parlando del film: "Forse oggi i genitori si sentono anche troppo responsabili. Secondo me proteggiamo troppo i nostri figli e non so se questo è un bene. Anche falsificare una firma per non andare a scuola alla fine qualcosa ti insegna. Insomma siamo un po' troppo invadenti: cosa avrebbero dovuto dire i miei che rischiavo la vita tutti i giorni sulle strade piene di nebbia verso Bologna?". Comunque per l'attore: "Bisogna sempre cercare di mettersi nei panni di un altro e quando ci si interroga su cosa significhi essere genitore non credo ci siano risposte, ti puoi solo chiedere: che cosa avrei fatto io?".
C.Zeman--TPP